lunedì 4 maggio 2009

Mi Presento

Laureata in Giurisprudenza, con specializzazione in Studi Europei, è avvocato e docente di materie giuridiche ed economiche. Ha svolto in età giovanile intensa attività politica nel PSI, occupandosi dell’organizzazione di movimenti giovanili e femminili. Ha partecipato in prima persona all’elaborazione della legge sul Diritto di Famiglia, ha diretto ed organizzato a Roma nel 1975 la campagna sul divorzio.
E’ stata dirigente del PSI, candidata provinciale, consigliere circoscrizionale del X Municipio, quale capogruppo del PSI e Presidente della Commissione Igiene, Sanità, N.U., contribuendo all’apertura di due Consultori familiari.
Docente di materie giuridiche ed economiche, nel 1980 si è dimessa dalle cariche politiche, dedicandosi all’insegnamento di tali materie negli Istituti superiori. Contemporaneamente, svolgeva la professione legale, dedicandosi in particolar modo alle questioni relative al diritto di famiglia.
E’ stata sempre attivamente coinvolta in associazioni femminili, scrivendo articoli sulla Rivista Minerva ed altri giornali, partecipando a trasmissioni radiofoniche e televisive, promuovendo iniziative aventi come tema principale la questione femminile, le pari opportunità, la famiglia in generale.
Nel marzo 1999 costituiva l’Associazione UNI.C.E.L. Onlus – Unione casalinghe e lavoratrici europee –
spinta dalla necessità di dare vita ad un’organizzazione che si occupasse attivamente delle problematiche relative alla famiglia, alle donne svantaggiate, per collocazione sociale ed occupazionale, all’attuazione della parità tra uomo e donna.
L’Associazione è presente in alcune regioni italiane, con l’elaborazione di progetti europei e con svariate attività che vedono coinvolte numerose donne e uomini professionalmente qualificati. In qualità di Presidente dell’Associazione, ha organizzato e diretto sul territorio numerosissimi convegni e varie iniziative.



UN PRIMO INTERVENTO

Inizio il mio dialogo affrontando un tema che vede le donne, ed i bambini, vittime della violenza. Nei prossimi incontri ci sarà un aggiornamento con i dati legislativi nazionali e comunitari.
Sono stata da sempre impegnata, sia civilmente che professionalmente, a difendere i diritti delle donne, nei confronti delle quali si perpetuano forme di violenza inaccettabili, dalla violenza sessuale, alla violenza morale e psicologica, alla violenza fisica, che spesso degenera nell’omicidio della vittima.
In Europa, nonostante legislazioni avanzate, permangono le discriminazioni di genere nell’accesso all’istruzione, nel mondo del lavoro, nell’equiparazione salariale, nella famiglia.
Pensiamo ad esempio alla situazione delle donne islamiche, colpite dal mancato riconoscimento dei diritti, quali ad esempio l’accesso all’istruzione, al mondo del lavoro, alle mutilazioni genitali, ai matrimoni forzati.
Senza dimenticare la violenza che le donne occidentali, europee, italiane subiscono da sempre giorno dopo giorno.
Le donne europee da anni, insieme al legislatore e le varie numerose associazioni femminili, avanzano richieste per una pari opportunità sociale e umana tra mondo femminile e mondo maschile. Il rischio è che la condizione di oscurantismo che esiste nella donna occidentale non possa essere d'aiuto a risolvere la condizione di oscurantismo della donna araba. E comunque della donna dei c.d. Paesi meno evoluti.
Il 900 è stato definito il secolo delle donne, ma leggendo questi dati viene spontaneo chiedersi: "Ma che secolo delle donne è?". L'ebreo pio, nella preghiera del mattino dice: "Signore, ti ringrazio e ti lodo per non avermi fatto nascere donna".
Secondo indagini effettuate direttamente dal Centro Studi dell’UNI.C.E.L., e attraverso dati statistici delle varie organizzazioni nazionali ed europee, sappiamo che per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di decesso e di invalidità ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra.
Nei Paesi industrializzati aumenta la violenza contro le donne. Una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente. La violenza contro le donne, infatti, è uguale sia nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Non conosce differenze sociali o culturali, e le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E come si può verificare anche solo aprendo le pagine di cronaca dei quotidiani, il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri e infine gli amici.
Le statistiche si riferiscono alle violenze denunciate, mentre noi sappiamo che la maggioranza delle donne non denuncia le violenze subite, per paura delle reazioni del partner o per paura della inefficienza della giustizia. Le difficoltà che le donne incontrano a denunciare alla pubblica autorità gli episodi di violenza di cui sono vittime, rendono infatti il numero delle denuncie del tutto irrisorio rispetto all'effettiva incidenza di tali episodi nella vita quotidiana della popolazione femminile. Troppo spesso le donne vengono considerate responsabili e/o complici della violenza che subiscono dentro e fuori la famiglia, senza che le difficoltà enormi a cui esse vanno incontro quando cercano di proteggersi e far cessare il comportamento violento, vengano considerate.
In Italia la violenza sessuale ha avuto un crescendo preoccupante, con un incremento nell'ultimo anno del 22,9% : da 1.904 a 2.340 casi denunciati .
Tipologia delle violenze sessuali individuate dalla ricerca:
54,2% tentati stupri non denunciati messi in atto da amici, fidanzati, conoscenti
19,7% violenza sessuale sul lavoro: ad opera di colleghi o superiori, denunce al 5,5% , spesso accompagnati da ricatto sessuale, all’assunzione, per la progressione in carriera, per prima occupazione; 20% violenze ripetute in famiglia; 65% ad opera di estranei sui mezzi pubblici, è il modello dominante delle molestie fisiche, che accomuna tutte le donne.
Lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione hanno avuto un incremento del 39,5%. Da 2.519 a 3.514. Le denunce sono pochissime, d’altronde questo tipo di violenza, è difficilmente individuabile. La percentuale di denunce si scosta ampiamente dai dati rilevati dal centro studi UNI.C.E.L., dai centri antiviolenza e dal telefono rosa, e anche dai dati rilevati dall’indagine ISTAT.
Un risultato più vicino alla realtà richiederebbe un tipo di analisi mirata su violenze in famiglia e rapporto di coppia.
Lo stupro è una piaga che colpisce ogni parte del globo. I dati dell'organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 e il 20 per cento il numero delle donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita.
Percentuali analoghe sono indicate da studi effettuati in Canada - Corea - e Nuova Zelanda.
Anche in guerra si fa uso di violenza sessuale in conflitti con un forte connotato etnico, come quello recentemente avvenuto nei paesi Balcani o in Africa: l'uso dello stupro è un vero strumento bellico. Nel 1993 il centro dei Crimini di guerra ha documentato in Bosnia ben 40 mila casi di stupro e vi sono sospetti che persino alcuni soldati dell'Onu si siano resi responsabili di queste mostruose aggressioni

Situazione in:
Medio Oriente: il 35% delle donne egiziane è picchiato dal marito prima o durante il matrimonio
In molti paesi in via di sviluppo, picchiare la moglie fa parte dell'ordine naturale delle cose, una prerogativa maschile ancora indiscussa, ad esempio in un distretto del Kenia, il 42 per cento delle DONNE intervistate, venivano picchiate regolarmente dal marito.
Nepal, circa 10 mila ragazze ogni anno vengono vendute dalle famiglie per essere avviate alla prostituzione - causa povertà
Pakistan, al esempio, per ottenere il massimo della pena la donna che denuncia il suo stupratore deve presentare quattro testimoni maschi e lei stessa non può testimoniare e se non riesce a dimostrare il reato viene incriminata per attività sessuali illecite.
Un problema specifico di alcune culture africane è invece quello della mutilazione genitale, ancora ampiamente praticata, ed effettuata quasi sempre in condizioni sanitarie abominevoli senza anestesia e soprattutto su bambine anche in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti e colpiscono le donne in ogni momento della loro vita sessuale e riproduttiva. 130 milioni le donne che hanno subito questo genere di mutilazione e i flussi emigratori stanno facendo arrivare il problema fin nelle ricche civiltà occidentali.


LA DISCRIMINAZIONE


La discriminazione si verifica in ogni attività umana: politica, economica, culturale, sociale.
1 - Emerge una notevole disparità tra uomini e donne nell’accesso all’istruzione e nel lavoro.
Esiste ancora un divario persistente fra l'accesso all'istruzione per l'uomo e per la donna. Secondo le statistiche dell'UNESCO, ci sono 875 milioni di analfabeti in tutto il mondo, i due terzi sono donne. Nell'Asia meridionale sono analfabete circa tre donne su cinque, e circa metà delle donne africane e arabe sono analfabete.
Nei Paesi sviluppati e industrializzati la parità effettiva in materia d'istruzione è stata raggiunta solo a livello delle scuole primarie e secondarie. All'Università, le donne rappresentano il 17% dei professori associati e solo il 4% degli ordinari, tra i ricercatori di ruolo solo il 31% è di sesso femminile, mentre i ruoli decisionali più elevati sono appannaggio degli uomini. Là dove si gestisce il potere le donne sono poco presenti, spesso sono esse stesse a mostrare resistenze nei confronti della politica istituzionale e a rifiutare le regole del gioco.
In Italia la percentuale delle donne deputate è l'11% (penultimo posto in Europa) contro il 26% della Germania ed il 40% della Svezia. Anche la Finlandia che ha un alto livello d'istruzione e l'80% delle donne impegnate in un lavoro extradomestico, annovera solo il 2% delle donne a livelli decisionali e di responsabilità. Secondo l'Unione Europea, il fenomeno della scarsa presenza femminile rappresenta una perdita per l'insieme della società e per l'effettiva democrazia paritaria.

Donne e Islam
Non esistono leggi nazionali e internazionali che proteggano la donna nei Paesi Islamici. In alcuni Paesi la sottomissione della donna è totale, in altri è contenuta in zone geografiche. Nella Turchia Europea e in Marocco c'è più libertà, e anche nei Paesi musulmani africani, mentre è minima o nulla in quelli arabi. La situazione peggiore in tutto l'Islam è quella Afghana. Il fondamentalismo ha esasperato la opinione che ha il Corano delle donne, che prevede la subordinazione e l'obbedienza totale da parte delle donne. Si cita l'art. 34 della Sura 4 del Corano "gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uomini rispetto alle altre. Le donne virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele".
Il maschilismo, fenomeno universale, ha trovato nelle sue varie interpretazioni coraniche motivi in più per opprimere la donna, privarla di diritti sessuali e umani, per sfruttarla poichè il solo mestiere ammesso per chi non è sposata è la prostituzione.
2 - le donne sono discriminate in base al genere sessuale. La nascita di una bambina in molti paesi poveri viene accolta come una disgrazia. In Cina, a causa della sovrapopolazione, le autorità vietano di avere più di un figlio e poichè i maschi sono ritenuti più utili alla vita familiare, frequenti sono i casi d'infanticidio di bambine o di aborti di feti di sesso femminile. In alcune zone, alle ragazze e alle donne vengono date le rimanenze dei pranzi consumati dai maschi e anche dove i diritti della donna sono riconosciuti, la povertà insieme all'analfabetismo spesso impediscono loro la conoscenza dei propri diritti.
3 - In alcuni Stati nel diritto di famiglia è codificata la poligamia e il ripudio (Nord Africa). Quasi sempre la donna ripudiata perde ogni forma di sostentamento. In molti paesi del mondo non c'è alcuna tutela riguardo alle ragazze madri e ai loro figli.
4 - disuguaglianza di fronte alla legge- In alcuni Paesi, Iran, Iraq, Marocco, Siria, Giordania, le donne non possono sposarsi con uomini che non siano musulmani. In Egitto esiste ancora il "delitto d’onore". Gli uomini che uccidono le proprie mogli o sono impuniti o incorrono in pene leggerissime, mentre una donna che uccide il marito incorre nella pena di morte
5 - Abuso e violenza sessuale - In questo contesto la tutela delle donne rispetto all'abuso o alla violenza sessuale è praticamente inesistente.
Quindi è necessario che, sulla base della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948 ), La Convenzione sui Diritti Politici della Donna (1952 ), Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (1966), La Dichiarazione del Messico sull’Uguaglianza delle Donne e sul loro Contributo allo sviluppo e alla Pace, sia affermato che l'uguaglianza tra uomini e donne, intesa come parità di diritti e doveri sia universalmente accettata sia nei paesi sviluppati, sia soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Che il Governo Italiano, nello stabilire accordi con i Paesi Arabi, Islamici o con i Paesi in via di sviluppo, accerti che siano rispettati i diritti civili ed umani ed in particolare i diritti delle donne e dei bambini;
Che in tutti questi Paesi venga stabilito e rispettato il principio- diritto di reciprocità, con particolare tutela al diritto di famiglia, ai matrimoni misti, all'affidamento dei figli in caso di separazione o divorzio.